domenica 5 febbraio 2012

il sindacato che vorrei

Il movimento sindacale si è sempre differenziato dal corporativismo perché le lotte e le rivendicazioni sindacali venivano fatte considerando gli aspetti generali della società rispetto agli interessi della sola corporazione. Inoltre, il movimento sindacale teneva ben presente che gli interessi tra lavoratore ed imprenditore (che nel pubblico impiego diventa amministratore pro tempore) sono spesso contrastanti.
Le prime organizzazioni sindacali si chiamarono Società del Muto Soccorso e diedero inizio alla storia dei sindacati che si identificò con la storia dei lavoratori.
Operai, contadini, impiegati si  riunivano allo scopo di difendere gli “interessi” delle loro categorie tenendo ben in considerazione l’economia generale dell’intero paese all’interno del contesto storico economico.
Dunque, gli “interessi” non erano mai puramente ed esclusivamente economici, personali o di piccole corporazioni,  bensì si rifacevano al miglioramento collettivo di tutta una categoria o classe sociale.
Quali sono gli “interessi” della categoria dei dipendenti pubblici oggi?
Al primo posto metterei la dignità.
Quali lotte sono scaturite dalla definizione di “fannulloni” fatta da un ministro in carica?
Certo, all’interno dei dipendenti pubblici, a qualsiasi categoria appartengano, ci sono degli autentici fannulloni, cosa è stato proposto  per l’individuazione e l’isolamento dei fannulloni?
È dignitosa la trattenuta di parte di salario accessorio per ogni giorno di malattia?
È una norma in linea con la Costituzione?
Eppure non abbiamo visto grandi levate di scudi, neanche da parte delle organizzazioni dei lavoratori pubblici.   Gli indubbi abusi dell’istituto della malattia non si sanano con ulteriori abusi di legge e soprattutto sparando nel mucchio.
Tanti anni fa, ai tempi di Luciano Lama e, prima ancora, di Giulio Pastore, i dipendenti pubblici ricevevano ogni anno le note di merito dagli alti dirigenti. La pratica era divenuta motivo di ricatto e spesso i dipendenti erano completamente assoggettati e asserviti al volere di chi doveva redigere dette note di qualifica.
Alla fine degli anni sessanta le note di qualifica furono cancellate.
Sono ritornate a fine anni novanta come “valutazione della prestazione”.
Leggere una scheda di valutazione della prestazione è da brividi o da scompisciarsi dalle risate, eppure nessuno ne discute.
Al secondo posto metterei la partecipazione.
Come può il singolo dipendente partecipare attivamente alla programmazione delle attività dell’ufficio?
Non sono mai state né previste, né regolamentate riunioni periodiche tra dirigenti, funzionari e personale per il raggiungimento degli obiettivi degli uffici.
Anzi, gli obiettivi che la stessa Giunta stabilisce per i Coordinatori non vengono resi pubblici, come non si conoscono a cascata gli obiettivi degli altri dirigenti.
La pubblicazione degli obiettivi, che per alcune amministrazioni  sono pubblicati sui siti internet, è discrezionale o deve avvenire per legge?
Perché le organizzazioni sindacali delle amministrazioni che non pubblicano gli obiettivi  non ne richiedono la immediata pubblicazione per consentire la cosciente partecipazione dei dipendenti alla vita lavorativa dell’ente?
L’articolo 27 del dlgs 150/2009, tra l’altro, recita: una quota fino al 30 per cento dei risparmi sui costi di funzionamento derivanti da processi di ristrutturazione, riorganizzazione e innovazione all'interno delle pubbliche amministrazioni e' destinata, in misura fino a due terzi, a premiare, secondo criteri generali definiti dalla contrattazione collettiva integrativa, il personale direttamente e proficuamente coinvolto e per la parte residua ad incrementare le somme disponibili per la contrattazione stessa.
In una pubblica amministrazione che spreca fino all’inverosimile, il citato art. 27 è un articolo con cui si potrebbe fare la rivoluzione, coinvolgendo nel processo di ristrutturazione la massa dei dipendenti, eppure tutto tace, tutto cala solo dall’alto.
Al terzo posto metterei la trasparenza.
Come primo atto promuoverei una sorta di  election day dove tutti gli iscritti sanno che ogni due o tre anni ci si ritrova per eleggere i rappresentanti aziendali di quel sindacato e gli eletti parteciperanno alla elezione per gli RSU.   Non è bello vedere fermento sindacale solo perché a breve ci saranno le elezioni per gli RSU. Sarebbe bello ricevere ogni anno il bilancio su come sono state spese le quote sindacali.
So bene che chi fa sindacato spesso ci rimette tempo e danaro e che ogni centesimo è speso nell’interesse del lavoratore iscritto. A maggior ragione darei al lavoratore la soddisfazione di un bilancio consuntivo annuale.
La cosa più importate è, a mio avviso, chiedere trasparenza all’ente per cui si lavora.  Non è possibile che le leggi sulla trasparenza provengono solo da iniziativa politica e mai su richiesta dei lavoratori. A proposito di trasparenza ringrazio la Giunta Regionale della Campania per l’art. 18 della legge regionale num. 1/2012.  Sarebbe stato bello se la pubblicazione degli atti fosse il frutto delle pressanti richieste dei lavoratori, ma accontentiamoci.
Chiedere, anche veementemente, il rispetto della normativa non deve essere inteso come contestazione a fini politici, anche se negli anni passati abbiamo assistito all’assoluta acquiescenza a fini politici.
Mi piacerebbe un sindacato che non chiamasse “conquiste” i diritti e che ricordasse sempre l’articolo 36 della Legge Fondamentale dello Stato: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Mi soffermerei sul “proporzianata”, cioè essere in proporzione, in rapporto, in relazione, in corrispondenza, in equilibrio con le altre retribuzioni, non slegata, senza proporzione e rapporto.
John Donn, famoso poeta inglese del sedicesimo secolo, in un sermone considerata poesia, espresse un concetto secondo il quale nessun uomo è un'"isola", cioè può considerarsi indipendente dal resto dell'umanità. In una società “civile” nessuna retribuzione dovrebbe essere considerata solo in base a ciò che si fa, si sa fare o si dovrebbe saper fare, ma proporzionata alle retribuzioni del resto dell’umanità.
Il compito di un sindacato dovrebbe essere principalmente questo, chiedere, anzi pretendere, equità salariale in rapporto al salario dei più “fortunati”.
Altrimenti, quando si vivono momenti critici, quando si verificano fatti spiacevoli, nessuno deve dimenticare quanto detto da John Donne:
"E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona anche per te".

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