martedì 3 gennaio 2012

il potere ed i suoi effetti

Che cosa è il potere?
Potremmo dare mille definizioni e forse saremmo costretti ad aggiungere sempre qualche cosa per dettagliare meglio la risposta.
Per una generica descrizione ricorriamo a Wikipedia:
  • In termini giuridici si potrebbe definire il potere come la capacità, la facoltà ovvero l'autorità di agire, esercitata per fini personali o collettivi.
  • Nelle altre accezioni il potere riguarda sostanzialmente la capacità di influenzare i comportamenti di gruppi umani.
Quindi talvolta è la capacità dell’individuo ad influenzare i comportamenti degli altri, cioè fargli fare  ciò che vuole, altre volte è l’autorità derivante dalla posizione che occupa la persona con il potere ad incidere sull’atteggiamento dei sottoposti.
In pratica, buona parte dell’attività del “potente” è fatta di coercizione sull’attività  del gruppo asservito.
Varie ricerche di psicologia sociale hanno tentato di stabilire gli effetti del potere sia su chi lo esercita che su chi lo deve subire.
All’università di Stanford fu riprodotto un ambiente del tutto simile ad un carcere e furono selezionati degli studenti, volontari, affinché svolgessero alcuni il ruolo di guardie ed altri il ruolo di detenuti. L’assegnazione dei ruoli avvenne casualmente.
L’esperimento fu sospeso dopo appena sei giorni, molto prima del tempo stabilito, per la drammaticità dei risultati.
I prigionieri, individuati solo da un numero, furono costretti ad indossare divise e ad avere una catena alla caviglia.
Le guardie indossavano divise, avevano manganelli ed occhiali riflettenti per evitare di essere guardati negli occhi.  Alle guardie fu concessa ampia discrezionalità nel trattamento dei prigionieri.
L’abbigliamento, le divise, serviva per porre i due gruppi in una condizione di deindividuazione, cioè per far diminuire nell’individuo la consapevolezza di se e  far aumentare la identificazione con le azioni intraprese dal gruppo.
Dunque, la perdita della responsabilità personale riduce la considerazione delle conseguenze delle proprie azioni, indebolendo i controlli basati sul senso di colpa.
L’umore dei prigionieri peggiorò progressivamente, sfiorando in breve la depressione, a nulla servì il tentativo di coalizzarsi.
Le guardie cominciarono ad intimidirli e ad umiliarli spezzando con facilità il legame di solidarietà che si era sviluppato tra i prigionieri.
Ognuno pensava a come salvare se stesso dimenticando che nelle situazioni di sottomissione e disagio l’unione è l’unica strada percorribile.
Dopo appena cinque giorni il comportamento dei prigionieri era docile e passivo, il rapporto con la realtà appariva compromesso da seri disturbi emotivi mentre per contro le guardie prendevano sempre più gusto in un atteggiamento vessatorio e sadico.
Al sesto giorno l’esperimento fu sospeso.

Che cosa succede a chi viene investito del potere?
·         La possibilità di accedere agli strumenti del potere  fa crescere la possibilità di esercitare il potere.
·         Maggiore è il potere usato maggiore è la convinzione da parte di colui che esercita il potere di controllare il comportamento degli altri.
·         Ogni volta che chi esercita il potere ha la sensazione che così facendo ne tragga qualche vantaggio percepirà l’altro in senso svalutativo. Tanto più se quest’ultimo non prova paura o se è incline all’obbedienza. Chi sfida il potere deve essere punito chi lo osserva senza discuterlo è indegno di considerazione.
·         Se il potere di una persona si accresce, aumentando la distanza sociale tra chi ha il potere e chi lo subisce, quest’ultimo sarà ulteriormente svalutato e la possibilità di una qualche relazione tra i due tende a scomparire.
·         La possibilità di esercitare il potere accresce la propria autostima, al limite può sfociare nell’esaltazione in cui si rischia di non usare più alcuna regola morale.

Ebbene, alla luce dei risultati della ricerca effettuata si può tranquillamente affermare che il potere produce effetti di natura comportamentale, condiziona i gruppi ed i gruppi possono condizionare le masse.
Forse sarebbe il caso che uno studio, meno traumatico di quello di Stanford, ma altrettanto approfondito, fosse portato a termine in ogni luogo di lavoro, non solo per verificare gli effetti su chi è investito di qualsiasi potere ma anche per verificare l’acquiescenza indotta in chi è sottoposto al potere altrui.
Uno studio altrettanto rigoroso sarebbe opportuno farlo anche su chi acquisisce potere con il sistema democratico: gli eletti dal popolo.
Questi ultimi, dopo il primo shock ambientale, sembra che anche l’assuefazione al privilegio in un primo momento crea disagio esistenziale, dimenticano di essere “eletti dal popolo” cominciando a pensare di essere diventati “eletti del popolo”.

02/01/2012

                                                                                                                      giuseppe vella

Nessun commento:

Posta un commento